Tracciare sentieri di pace

Iniziare ogni nuovo anno nel segno della pace è un auspicio, un modo bello per augurarci il meglio per i giorni che devono venire. Ma mai come quest’anno iniziare l’anno nel segno della pace è una necessità. Perché anche se siamo consapevoli del fatto che pace non è solo assenza di guerra, e che tutte le guerre sono devastanti, è pur vero che il conflitto in Ucraina ci ha toccato da vicino. Non solo, ci ha anche presi alla sprovvista. Chi poteva mai pensare che, non ancora usciti da una pandemia che ha coinvolto tutto il mondo, costringendoci nella stessa barca, insieme, ad affrontare il mare in tempesta, ci potesse essere ancora qualcuno capace anche solo di pensare alla guerra. Pace è un grido, che oggi si alza più forte che mai. Pace tra i popoli, pace nell’animo e nel cuore di ciascuno.


Come sentinelle per cogliere le prime luci dell’alba 

Questa guerra, – riferito alla situazione in Ucraina – insieme a tutti gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta una sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte. Mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate”. Sono le parole di Papa Francesco in occasione del messaggio per la 56a Giornata mondiale della Pace del 1° gennaio 2023 sul tema Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”.
Il Papa rievoca la sofferenza vissuta durante la pandemia, dalle perdite umane alle limitazioni della libertà, fino alle ripercussioni sociali ed economiche. Da qui l’invito a non lasciarsi sopraffare dalla disperazione, a non rinchiudersi nella paura. Anzi, restare svegli “come sentinelle capaci di vegliare e di cogliere le prime luci dell’alba”. E dopo la pandemia, la guerra, un flagello “guidato da scelte umane colpevoli”.
Con responsabilità e compassione: con questo stile siamo chiamati a guardare alle sfide del mondo. “Dobbiamo rivisitare il tema della garanzia della salute pubblica per tutti; promuovere azioni di pace per mettere fine ai conflitti e alle guerre che continuano a generare vittime e povertà; prenderci cura in maniera concertata della nostra casa comune e attuare chiare ed efficaci misure per far fronte al cambiamento climatico; combattere il virus delle disuguaglianze e garantire il cibo e un lavoro dignitoso per tutti, sostenendo quanti non hanno neppure un salario minimo e sono in grande difficoltà”.

“La bambina che cuce il mondo a colori” di Maria Bargouthy, giovane artista siriana

23 guerre nel mondo 

La guerra in Ucraina è quella che ci tocca più da vicino, ma come sappiamo non è purtroppo l’unica. Sono 23 i conflitti in atto nel mondo. Agensir, insieme a Caritas, fa il punto su alcuni dei conflitti dimenticati, di cui si parla sempre meno.
La Siria è in guerra da 12 anni, forse il conflitto più lungo, con 500.000 vittime e più di 13 milioni di persone sfollate. Il conflitto in Yemen è iniziato nel 2015 e rappresenta oggi la più grave crisi umanitaria al mondo, con oltre 17 milioni di persone che soffrono la fame. In Etiopia si sta consumando una drammatica crisi nella contesa regione occidentale del Tigray. Nel nord del Mozambico dal 2017 la popolazione è vittima di violenti attacchi da parte di formazioni di matrice jihadista che mirano al controllo delle risorse, con migliaia di morti, feriti e circa 800.000 sfollati. C’è poi il Sud Sudan alle prese con la peggior crisi alimentare di sempre in 10 anni di indipendenza. Secondo le Nazioni Unite sarebbero 5,2 milioni gli sfollati causati dal conflitto nella Repubblica democratica del Congo. Migliaia di sfollati anche in Mali dove l’instabilità è frutto di scontri armati tra milizie locali, jihadisti e banditi.

Tre diocesi insieme per la pace 

In gennaio si moltiplicano le iniziative e anche la nostra diocesi sarà interessata, domenica 29 gennaio, dalla Marcia per la pace. La bella e significativa novità è la partecipazione di altre due diocesi: insieme a Padova ci saranno infatti anche Vicenza e Treviso. Proprio l’intreccio di queste tre province e diocesi ha ispirato il titolo della marcia “Terre di pace” per dire l’impegno ad essere abitanti di luoghi di incontro e non solo gente di passaggio in luoghi confinanti. Da qui l’attenzione e il desiderio di pace per le terre e le popolazioni in guerra.

La partenza è prevista alle ore 14.15 a Fellette (vedi programma allegato), punto di ritrovo per tutte le diocesi che da qui arriveranno al PalaDue di Bassano dove sarà celebrata la messa presieduta dai tre Vescovi: mons. Michele Tomasi vescovo di Treviso, mons. Claudio Cipolla vescovo di Padova, mons. Giuliano Brugnotto vescovo di Vicenza.
Sono previste due tappe: alla Chiesa di San Giuseppe (Cassola) e poi alla Chiesa di San Leopoldo (Bassano) durante le quali si ascolteranno delle micro-testimonianze.
La prima testimonianza sarà a cura dei giovani dell’associazione Non Dalla Guerra di Vicenza. Una realtà attiva nell’organizzazione di campi di volontariato in Medio Oriente e promozione di percorsi di sensibilizzazione nelle scuole sui temi delle guerre e delle migrazioni. Sostiene inoltre le comunità più bisognose in Giordania con progetti di scolarizzazione e di aiuto umanitario.
Educazione alla pace, dialogo e incontro con l’altro: sono questi i valori guida dell’associazione. Nella seconda tappa interverranno invece i partecipanti alle Carovane della pace StopTheWarNow che fin dall’inizio del conflitto in Ucraina sono stati al fianco della popolazione e si sono fatti portavoce di dialogo e pace tra le due parti. La rete è coordinata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e dalle reti nazionali FOCSIV, AOI, Rete Italiana Pace e Disarmo e Libera contro le mafie, in rappresentanza di tutte le associazioni aderenti.
Nel corso del 2022 StopTheWarNow ha organizzato 4 carovane della pace. La prima in aprile ha visto 221 rappresentanti della società civile con 67 mezzi carichi di 32 tonnellate di aiuti umanitari per la popolazione raggiungere Leopoli. In giugno una delegazione di 50 persone si è recata a Odessa con 32 bancali di aiuti umanitari; mentre tra agosto e settembre la Carovana ha raggiunto Mykolaiv con 10 tonnellate di beni di prima necessità. Infine tra settembre e ottobre 25 rappresentanti della società civile si sono recati a Kiev per dare sostegno alle organizzazioni nonviolente ucraine impegnate per la costruzione della pace e promuovere la campagna di solidarietà agli obiettori di coscienza sotto processo.
Siamo partiti con 10 tonnellate di aiuti, 50 volontari, 10 van. Torniamo indietro con un bagaglio di sogni e di speranze, di cose da fare e realizzare in Italia. Perché la pace non va costruita soltanto qui in Ucraina. La pace è un bene universale e deve partire anche dai nostri Paesi”.

A cura di Elena Cogo