Nuovi passi coraggiosi. Si conclude una grande storia di fede che si apre al futuro.

Il 18 giugno il vescovo Claudio ha annunciato che, essendo terminato l’accordo quinquennale del 2013 con la diocesi di San Jacinto, la nostra diocesi conclude un cammino di oltre sessant’anni di cooperazione missionaria con le diocesi dell’Ecuador. Rimane comunque nel vicariato di Esmeraldas don Daniele Favarin.

È un passaggio non facile, soprattutto in un momento in cui il paese, a cui tanto abbiamo dato e da cui tanto abbiamo ricevuto, sta soffrendo molto per le conseguenze della pandemia. Pandemia che, tra l’altro, ha visto i nostri missionari servire con coraggio i poveri, senza farsi bloccare dalle paure.

La densa ed ampia cooperazione missionaria in Ecuador ha coinvolto luoghi, situazioni sociologiche ed ecclesiali ben diverse: dall’Amazzonia del Napo alla Sierra (Ibarra-Carchi); dalla costa degli afro-discendenti (Esmeraldas) alla grande periferia urbana (Quito), per arrivare poi ad accompagnare in modo temporaneo ma convinto i primi passi di una nuova diocesi (San Jacinto, alle porte di Guayaquil). Siamo stati presenti in 6 delle attuali 24 tra diocesi e vicariati apostolici: un quarto! È tempo di fare spazio ad altre sfide, di provare a scrivere nuove pagine di missione. Tra l’altro, consultando la documentazione in centro missionario diocesano sono rimasto colpito dallo scoprire che già attorno al 2008-2009 i fidei donum là operanti iniziavano a chiedersi se e come continuare in Ecuador.

Questa decisione ci ricorda che le bellissime pagine di missionarietà che abbiamo realizzato non ci rendono indispensabili. Che una chiesa sorella è contenta quando vede un’altra chiesa sorella riuscire a fare strada da sé, ad assumersi in proprio delle responsabilità, anche accettando che il cammino continui in un modo diverso.

È uno dei tratti specifici del missionario fidei donum: essere a servizio, non installarsi, fare un tratto di strada senza imporre la presenza, cogliere la novità dello Spirito che spinge la chiesa fuori da sé, dalle sue sicurezze, dal già noto. Certamente c’è un orizzonte di progetto missionario da perseguire, senza però rimanerne ingabbiati.

Un fidei donum è missionario due volte: quando parte per scoprire l’inesauribile ricchezza del volto di Cristo incarnato in un altro popolo; quando ritorna nella sua diocesi plasmato da quell’esperienza. Questo doppio movimento non è mai facile e scontato: e in sessant’anni ci sono stati anche momenti faticosi.

In ogni caso, pensando alla ricca storia missionaria in Ecuador di gran lunga prevalgono la benedizione e la gioia del bene condiviso. La memoria riconoscente dei tanti preti, laici e religiose coinvolti nella cooperazione – in particolare don Luigi Vaccari e don Evaristo Mercurio, morti tragicamente – non è nostalgia quanto spinta per osare ancora oggi passi di missione generosa.

Don Raffaele Gobbi