Notizie da Roraima_don Lucio

Condividiamo una lettera agli amici di don Lucio Nicoletto.


Boa Vista, 25 giugno 2019

Carissimi amici e amiche!

È passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che vi ho mandato notizie dal “sud del mondo” e vi chiedo scusa per questo silenzio prolungato. Di solito a metà anno si cerca di fare un po’ di verifica del cammino fatto e effettivamente sono stati mesi molto intensi e difficili. Come già vi avevo detto, da gennaio sono impegnato nella diocesi di Roraima per coordinare la Catechesi e il progetto formativo del Seminario diocesano; si aggiungono poi due parrocchie che seguiamo io e un altro prete perché non riusciamo a trovare preti per l’accompagnamento ordinario… Una è qui vicino al seminario, dove abito, e l´altra  invece si trova a Km 180, in piena area indigena, nel municipio di Normandia, che ha preso il nome da un prigioniero francese fuggito dalla vicina colonia penale della Guyana francese e rifugiatosi in queste zone all’inizio del secolo scorso.

La situazione dello stato di Roraima, estremo nord del Brasile, ai confini con il Venezuela, continua ad essere oggetto di discussioni e attenzioni a livello nazionale ed internazionale a causa del continuo flusso migratorio del popolo venezuelano. Si calcola che ogni giorno una media di 500 persone varchino il confine per entrare in Brasile per incontrare una nuova speranza di vita. Quando la situazione politica del Venezuela è precipitata – circa due anni e mezzo fa ormai – ha generato una fuoriuscita impressionante di gente verso la frontiera brasiliana. Roraima fino ad allora era una delle regioni del Brasile più sconosciute e dimenticate. Oggi per le vie della capitale dello stato di Roraima, Boa Vista, lo scenario è sempre più simile a quello di un campo di battaglia che di una ridente cittadina di periferia com’era fino a poco tempo fa… Solo per curiosità, vi presento alcuni dati forniti dall’agenzia per i rifugiati dell’ONU, che attua qui nella capitale con 4 campi di accoglienza.

Più di 3 milioni di venezuelani hanno lasciato il loro paese dal 2014 con 2,4 milioni di persone che vivono nei paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Questo è il più grande esodo nella storia recente dell’America Latina e la gente continua a lasciare il Venezuela a causa della violenza, dell’insicurezza e della mancanza di cibo, medicine e servizi essenziali. Dal 2015 oltre 85.000 venezuelani hanno chiesto alla polizia federale di cercare rifugio o residenza in Brasile. In media tra 150 e 200 venezuelani passano attraverso il centro di accoglienza e registrazione a Pacaraima, al confine tra Brasile e Venezuela. Più di 6.000 venezuelani vivono in rifugi sostenuti dall’UNHCR (Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati) e partner di Boa Vista e Pacaraima. Nel 2018, 4.000 venezuelani hanno partecipato al programma di internazionalizzazione, che cerca di aiutare i rifugiati e i cercatori di residenza a trovare condizioni di vita migliori in altri stati brasiliani. Così le famiglie ricevono CPF, permesso di lavoro e vaccini. E la possibilità di un futuro migliore. Con la Caritas diocesana che ha iniziato ad operare qui in diocesi dal 2017, si lavora a tutto vapore per garantire che le persone in situazioni di maggiore vulnerabilità (donne, bambini, gestanti, anziani, etc…) siano protette con ripari, cure mediche e documenti in modo che possano accedere ai servizi di base, come la salute. Purtroppo sono ormai milioni le persone che hanno lasciato il Venezuela per diversi motivi, tra cui insicurezza, mancanza di cibo, mancanza di servizi sanitari e medicine e persino la perdita delle loro case.

Prendendo in considerazione l’aumento vertiginoso di immigranti in questa parte del territorio brasiliano, sono sorte richieste specifiche in Brasile, a tutti i livelli, per accogliere gli stessi a partire dai servizi pubblici e dalle politiche di accoglienza esistenti. Il problema diventa ancor complesso quando si prende in considerazione la già problematica situazione della disuguaglianza sociale esistente in Brasile. Oltre a tutte le difficoltà incontrate dagli immigranti venezuelani per l’ingresso in Brasile, le città brasiliane di destinazione di questi immigrati non hanno la struttura appropriata per riceverle. Le principali destinazioni di questi immigrati sono le città di Pacaraima e Boa Vista, nello stato di Roraima. Le città di Pacaraima e Boa Vista hanno, approssimativamente, 16.000 e 300.000 abitanti, rispettivamente. Pertanto, non hanno la struttura per prendersi cura sufficientemente di più di 30.000 immigrati venezuelani. I principali settori interessati dall’immigrazione venezuelana sono la sanità pubblica e l’istruzione.
Nel giugno 2017 è stata dichiarata un’emergenza sanitaria nello Stato di Roraima per ottenere aiuti federali. Una delle conseguenze immediate di questa “valanga migratoria” è stata il sovraccarico del sistema sanitario di Boa Vista e Pacaraima; nel marzo del 2018 è scattata immediatamente l’emergenza di una epidemia di morbillo e varicella tra i bambini venezuelani, dopo che a un bambino venezuelano di un anno è stato diagnosticata la malattia a febbraio 2018. La malattia era stata considerata debellata in Brasile nel 2015. Nonostante il ritardo nell’adozione di provvedimenti al riguardo, questo è stato il quadro generale che ha motivato il governo federale a promulgare il decreto per tentare di impedire la violazione dei diritti umani di Immigrati venezuelani e il collasso economico e sociale dello Stato di Roraima.

Dentro a questo quadro generale di riferimento della situazione attuale, anche il cammino della comunità cristiana locale è fortemente cambiato. Alla solidarietà e vicinanza con i popoli indigeni nella loro lotta contro la violazione dei loro diritti sulle loro terre da parte del neocolonialismo latifondista, si aggiunge ora l’attenzione a quanti arrivano in questa terra cercando rifugio e una briciola di speranza per rianimare il loro cammino verso nuove prospettive di vita. In questo proposito di annunciare il vangelo della Carità di Cristo ci sta sostenendo il monito di Papa Francesco sintetizzato nei quattro verbi che lo riassumono: accogliere, promuovere, proteggere, integrare.

La presenza in Roraima di una popolazione brasiliana composta prevalentemente da persone che nel corso dell’ultimo secolo hanno migrato da altre regioni del Brasile per trovare casa qui al nord della regione amazzonica, offre l’occasione per ricordarci sempre ed ovunque che siamo sempre stati, tutti quanti, migranti. Direttamente o indirettamente… La nostra stessa fede comincia con un migrante: Abramo, e con una richiesta da parte di Dio che è obbedienza nella fede: Esci! Lo stesso cammino di fede comincia necessariamente nella logica dell’uscita da se stessi, dai propri orizzonti ristretti, dal proprio egoismo, per aprirsi ed andare incontro all’altro… è il senso stesso della vita uscire per… cercare! Una porta aperta, un abbraccio, una mano amica, una carezza, uno sguardo che comprende, una luce che illumini le nostre notti… per trovare bisogna… cercare; e per cercare bisogna uscire!

Non vi nascondo che quando celebro nelle mie comunità sento forte le paure tipiche di chi sta ricevendo “ospiti” che non si aspettava. Molte volte anche noi preti sentiamo la solitudine del nostro stesso popolo quando proclamiamo un Vangelo che non ci appartiene, perché è di Cristo, perché è l’annuncio della sua Parola e non della nostra, e il nostro stesso popolo non vuole ascoltare questa Parola perché è scomoda; perché ci scomoda! Molte volte sono proprio i cristiani più vicini e più fedeli – o che per lo meno così si riconoscono – che fanno fatica ad accogliere lo stile del Vangelo. La stessa intolleranza che si è generata attorno alla figura di Papa Francesco anche a motivo della sua posizione verso i migranti, ne è un segno molto forte! È ovvio che i conflitti nel mondo, le difficoltà per l’ambiente, la povertà estrema sono elementi che non cambiano da un giorno all’altro. Ma è per questo che noi cristiani, discepoli e discepole di Cristo, dobbiamo continuare, probabilmente per molti anni, ad agire in solidarietà con un amore fraterno nei riguardi di chi ci ricorda ad ogni istante che il Cristo bussa continuamente alla nostra porta e ci chiede di accoglierlo così come Lui accoglie ognuno di noi, così come siamo. Sempre.

Ringraziandovi sempre delle vostre preghiere, del vostro affetto e del vostro aiuto materiale con il quale sostenete la presenza missionaria di preti della nostra chiesa di Padova qui in Roraima, vi abbraccio di vero cuore e vi auguro un tempo estivo dove possiate anche riposare e dedicare un po’ di tempo per ringraziare il Signore per tutto l’amore con cui ci tiene vivi e la forza con cui ci insegna ad amare per seminare vita in tutti i cuori che Lui ci dà da incontrare.

Dio vi benedica! Un forte abbraccio!

Don Lucio Nicoletto