“Il pane buono della missione!”_02

Puntata 2 di 6

La comunità cammina nella fede, coltiva il dialogo e cresce nella condivisione

Mentre si condivide tra di noi la preghiera del mattino del primo giorno di questo viaggio tra le acque e ciascuno lascia sbocciare dal proprio profondo le proprie speranze e attese, stiamo attraccando al piccolo porto di Santa Maria do Boiaçu, il primo villaggio che incontriamo lungo il nostro itinerario. Durante la notte eravamo rimasti fermi un po’ in mezzo al silenzio del fiume e della foresta per far riposare le macchine e il generatore. La gente sta ancora dormendo e noi ne approfittiamo per fare colazione e pregare insieme.

La comunità ci accoglie attraverso i suoi responsabili, ma percepisco già dall’inizio che non tutto va bene tra di loro. A volte, quando il prete non visita per molto tempo la comunità, insorgono conflitti che possono degenerare in divisioni e molti finiscono per lasciare la comunità cattolica e lasciarsi attrarre da altre chiese di altre denominazioni cristiane.

La sera ci prepariamo per celebrare l’eucaristia con la comunità. Verso le 19h cominciamo la preghiera del Rosario accompagnato dalla presenza dei primi cristiani arrivati: una signora anziana e due bambini, i suoi due nipotini. Verso la fine del Rosario la chiesa è già piena e così, prima di dare continuazione, prendo la parola per salutare tutti e per presentare me e il gruppo di missionari che mi accompagna. È impressionante sentire l’abbraccio della comunità che dimostra gratitudine e gioia per la nostra visita, ma soprattutto per aver la possibilità di partecipare di nuovo all’Eucaristia. Penso a quante volte ho celebrato forse per ripetitività o mancanza di motivazione. Penso alla gioia di queste persone nel celebrare questa eucarestia dopo un anno senza messa. Nonostante le difficoltà che si incontrano in qualsiasi comunità – divisioni, incomprensioni, competizione… – durante l’omelia sottolineo la grandezza e la bellezza della testimonianza che stanno dando a tutti noi appena arrivati, per essere ancora una comunità viva, che continua ad essere fedele a Gesù e al suo Vangelo nonostante le grandi sfide che devono affrontare, prima fra tutte la mancanza di un prete per molto tempo, soprattutto per la celebrazione eucaristica.

Dopo la messa ci si ritrova tutti insieme sulla piazzetta della piccola chiesa per stare un po’ insieme, animati dal gioco del Bingo, una specie di tombola a premi, che sembra piacere molto a tutti. La mattina dopo celebriamo l’Ascensione e cerchiamo di organizzarci per tentare una visita alle famiglie del villaggio. Dobbiamo competere con la riunione disposta da un deputato federale e dal suo fedele “segugio” il sindaco del municipio a cui fa riferimento la comunità di qui: Rorainopolis e un torneo di calcio proposto per la tradizionale la festa della Patrona, che raccoglie l’interesse di giovani e non.

È in momenti come questi che è inevitabile pensare a come l’annuncio del Vangelo cade molte volte come una goccia in mezzo ad un mare già in tempesta. Ci sono alcuni fattori con cui ci si deve confrontare anche qui: la presenza di altre chiese o sette di matrice protestante, l’assenza prolungata del prete, il basso livello culturale della gente di qui che con facilità si lascia “comprare” e sviare dal cammino della fede perdendo ogni riferimento che dia senso e valore alla vita, alle relazioni e alla convivenza. In questo senso constato con grande tristezza come le religioni possono veramente diventare motivo per disgregare e far morire ogni umana convivenza… Verso sera si radunano in chiesa i genitori e i padrini e madrine dei bambini che saranno battezzati il 31 mattina.

Al lunedì cominciamo la visita alle famiglie. Entriamo nelle case di tutti e da tutti siamo accolti, indipendentemente dalla denominazione cristiana a cui la famiglia appartiene. Io ne approfitto per visitare le famiglie dei coordinatori della comunità, responsabili per il clima e le divisioni che si sono creati nella comunità stessa. Con pazienza e certamente con l’aiuto dello Spirito Santo, riesco a convincerli di incontrarci assieme la sera stessa, dopo la messa, per capire cosa possa avere aver generato il malessere generale che si sente in seno alla comunità. Verso sera, in chiesa c’è il secondo incontro in preparazione al Battesimo. Il clima è più familiare e l’atmosfera da adito tra i presenti a qualche scambio di opinione su come essere e far crescere la comunità. Subito dopo ci si incontra per la messa e c’è una buona partecipazione. Dopo la celebrazione eucaristica ci sediamo assieme in chiesa e, grazie a Dio, ci sono tutte le persone che erano state invitate. La riunione dure circa due ore e alla fine si trova la strada della riconciliazione e ad assumere l’impegno di portare avanti la vita della comunità prendendo in debita considerazione alcune direttive. Cerco di spiegare il senso della formazione della comunità a partire dalla dignità del proprio Battesimo e dell’impegno di tutti di testimoniare Gesù principalmente a partire dalla propria testimonianza di vita. La riunione si chiude con il gioco del Bingo della comunità.

Al martedì i missionari si organizzano per montare un piccolo “bazar” di vestiti e calzature usate. C’è un po’ di tutto e tutti accorrono perché è un appuntamento conosciuto ormai da tempo. Chiedo ai miei compagni se gli indumenti usati che sono stati donati non sia meglio donarli a nostra volta. Jorge mi fa osservare giustamente, che il costo simbolico con cui sono venduti i vestiti ha comunque un valore educativo per la gente e li aiuta a percepire il valore di ciò che sta comprando. Se cosi non fosse, si rischierebbe che il vestiario venga trattato come se fosse immondizia. Al termine del primo giorno di bazar i ragazzi riescono a racimolare più di R$ 800,00; di tale somma verrà dato comunicazione alla gente la sera durante gli avvisi della comunità.

Verso sera, durante la messa, celebriamo i riti di accoglienza e della prima unzione dei battezzandi. Ci si sofferma un po’ a condividere sulla realtà della “lotta” contro la tentazione di desistere e “mollare tutto” quando si sente la difficoltà di continuare a camminare come comunità a causa della lunga assenza del sacerdote.

IMG_20170531_192732382Al mercoledì, ultimo giorno della nostra permanenza a Santa Maria, ci si prepara per la festa della sera. C’è un corri corri generale per preparare la chiesa, l’albero “mastro”, una specie di palo della cuccagna dove sono attaccati vari premi e che durante i festeggiamenti dell’ultima serata tutti cercano di concorrere per abbatterlo con un colpo d’ascia. L’ultimo che riesce a dare il colpo di grazia si porta a casa il premio principale mentre gli altri si azzuffano per prendersi i premi di consolazione attaccati al palo dopo che è stato messo a terra.

Io ne approfitto per visitare alcune case, soprattutto abitate da persone ammalate e anziane. Ed è sempre impressionante ascoltare il cuore di queste persone, la fede con cui per anni hanno saputo non arrendersi davanti alle prove della vita, dando un senso alle loro lotte e alle loro lacrime. Sono pagine di Vangelo scritte nel cuore di queste persone semplici, ma che sono riuscite a portare dentro alla loro vita la mistagogia del cammino della loro sequela di Cristo. È impossibile scindere dalla loro esistenza  dalla vita in Cristo. E questo lo percepisci guardando dentro ai loro occhi e ascoltando il calore delle loro parole quando parlano di Cristo che si manifesta nella loro vita o quando piangono perché sentono che la fede è messa fuori dalle porte di casa dalla cultura e dalla gente di oggi.

 Continua…

(prossima puntata sabato 22 luglio)