Il mondo in una parrocchia

A Montegalda lo chiamano tutti Paul il prete tailandese da poco licenziato in Teologia con specializzazione liturgico-pastorale alla Facoltà di Santa Giustina in Padova. Trairong Multree, questo il suo nome ufficiale, è stato accolto in questi anni nella Parrocchia di Montegalda assieme ad altri presbiteri: dall’Ecuador, dal Mozambico, dalle Isole Salomone.

Tutto il mondo in una Parrocchia come ci racconta una parrocchiana che, grazie a questa accoglienza, sente “la Chiesa una, viva e veramente universale.”


Sei anni fa mi sono trasferita con la mia famiglia a Montegalda, una parrocchia in provincia di Vicenza e diocesi di Padova, tra i colli Euganei e i Berici, e qui ho conosciuto una nuova forma di accoglienza.

In parrocchia sono ospitati giovani sacerdoti-studenti, provenienti da ogni parte del mondo. In questo momento Padre Paolo, thainlandese, proviene dal continente asiatico; il continente americano è rappresentato da Padre Patricio dell’Ecuador e l’Oceania da Padre Jacob delle Isole Salomone.

Tutto ciò è possibile grazie alla presenza del parroco don Silvano che, dopo anni trascorsi in Ecuador, in particolare nel seminario di Tulcan, ora continua ad avere una particolare attenzione per la formazione di giovani sacerdoti.

Tutti parlano abbastanza bene l’italiano poiché, giunti in Italia, hanno frequentato per otto settimane il CUM a Verona dove si insegnano la nostra lingua, usi e costumi.

Essi ricambiano l’ospitalità, che permette loro di frequentare gli studi di Teologia e di Liturgia a Padova, con la loro disponibilità nelle attività parrocchiali e del Vicariato: celebrano l’Eucaristia, confessano, visitano i malati, sono presenti in canonica quando don Silvano si assenta.

Avendo modo di avvicinarli anche in amicizia ho potuto arricchirmi, ricevendo lezioni di catechesi, senza che le programmassi. Accompagnandoli con l’auto (siamo un gruppetto di taxista/e volontari) più di qualche volta, lungo il tragitto tra Montegalda e Grisignano, dove i Padri di solito prendono il pullman per Padova, hanno tempo di trasmetterci un bel pensiero, un giusto suggerimento su cui riflettere, o possono rispondere ad una domanda che non trova soluzione dentro di me.

Bella la sensazione che provo quando, ascoltandoli mentre raccontano delle loro lontane terre, degli usi e costumi delle loro comunità parrocchiali, o delle difficoltà che incontra la diffusione del Vangelo, sento la Chiesa una, viva e veramente universale.

Immagino anche quanto sia importante la presenza di questi giovani sacerdoti, che con il loro sorriso e un “batti il cinque” (come scherzosamente si fa con qualcuno) continua anche dopo il ritorno nei loro Paesi.

Alcuni nostri parrocchiani infatti, oltre ad avere la possibilità di mantenere un dialogo frequente attraverso i media, sono riusciti anche ad organizzare dei viaggi, per raggiungerli a casa loro.

Queste belle esperienze, ed altre ancora, sono un continuo arricchimento per la nostra parrocchia, che la rendono – in questo -davvero originale.

Federica Zanarotti Camon