I bambini non devono lavorare

Impegniamoci tutti per eliminare questa piaga, perché nessun bambino o bambina sia privato dei suoi diritti fondamentali e costretto o costretta a lavorare. Quella dei minori sfruttati per il lavoro è una realtà drammatica che ci interpella tutti“. È l’appello di lanciato da Papa Francesco domenica 12 giugno all’Angelus, in occasione della Giornata Mondiale contro il lavoro minorile. 

I numeri dello sfruttamento

Secondo le ultime stime di ILO e UNICEF, sono 160 milioni i bambini coinvolti nella piaga del lavoro minorile nel mondo, 1 bambino su 10 di età compresa tra i 5 e i 17 anni.

Dal 2002 ad oggi sono stati fatti dei progressi per ridurre lo sfruttamento minorile, si stima che sia diminuito infatti del 30%, ma la situazione sembra essersi fermata tra il 2016 e il 2020, per poi peggiorare in seguito alla pandemia. La crisi economica generata dal Covid, i conflitti e le altre catastrofi umanitarie espongono un numero maggiore di bambini e adolescenti al rischio di sfruttamento lavorativo.

Nei Paesi meno sviluppati oltre un bambino su cinque tra i 5 e i 17 anni svolge lavori considerati dannosi per la sua salute e il suo sviluppo. La situazione peggiore è in Africa, seguita a breve distanza dall’Asia. Ma il lavoro minorile continua a essere un fenomeno di portata globale e tutti i paesi ne sono colpiti, sia direttamente che attraverso i canali del commercio mondiale e delle filiere globali di fornitura. Anche l’Italia non è esente visto che, secondo le rilevazioni di Eurostat, nel 2020 il 24,9% dei minori era a rischio di povertà ed esclusione sociale.

 Protezione sociale e istruzione

Indetta per la prima volta nel 2002 dall’International Labour Organization (ILO), la Giornata Mondiale contro il lavoro minorile ha l’obiettivo di richiamare l’attenzione di tutti sulla necessità e urgenza di adottare misure per porre fine alle forme inaccettabili di sfruttamento di bambini e adolescenti nel mondo del lavoro. Il tema di quest’anno è stabilire una protezione sociale universale che sia di aiuto proprio per porre fine al lavoro minorile in tutto il mondo.

In seguito alla V Conferenza mondiale dell’Organizzazione internazionale del lavoro svoltasi a Durban lo scorso maggio, OIL e Unicef chiedono ai governi di aumentare gli investimenti nei sistemi e programmi di protezione sociale e di garantire l’accesso universale all’istruzione obbligatoria gratuita e di qualità. La protezione sociale riduce infatti la povertà e la vulnerabilità delle famiglie, agevolando la scolarizzazione e diminuendo così i fattori principali che spingono al lavoro minorile.

Fondamentale è il legame tra lavoro minorile e istruzione: “L’esclusione dall’istruzione e dalla formazione è spesso sistemica – spiega Gianni Rosas, Direttore dell’Ufficio OIL per l’Italia e San Marino – Essa è anche alla radice del lavoro minorile, dei lavori sotto remunerati e di scarsa qualità, e della segmentazione del mercato del lavoro. È piuttosto probabile che un bambino che non ha frequentato la scuola perché costretto a lavorare sarà un lavoratore povero durante tutta la vita lavorativa”.

Abbiamo il potere di cambiare

Per spezzare questa catena di povertà ed esclusione sociale è necessaria un’azione sinergica attraverso l’attuazione di interventi sull’istruzione e formazione dei bambini e degli adolescenti. Tra questi, si legge nel rapporto di ILO: azioni precoci di prevenzione dell’abbandono scolastico e del lavoro minorile, adozione di misure sull’accesso alla protezione sociale per tutti e implementazione di politiche di promozione del lavoro dignitoso per giovani e adulti, soprattutto per quelli più a rischio perché relegati in contesti di marginalità economica e sociale.

Non dovremmo mai accettare il lavoro minorile come inevitabile – afferma Unicef – Abbiamo il potere di cambiare tutto questo e il modo migliore per celebrare la Giornata mondiale contro il lavoro minorile è usare questo potere”.

Solo così si potrà raggiungere il traguardo 8.7 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile che mira a porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme entro il 2025.

Ci sono ancora “troppe piccole mani” costrette a fare ciò che nessun bambino dovrebbe, ha scritto lo scorso maggio Papa Francesco. Lo sfruttamento lavorativo priva i bambini “della gioia della loro giovinezza e della loro dignità donata da Dio”.

 

A cura di Elena Cogo