Dalle Isole Salomone

Chiara Rampazzo, responsabile vicariale di Campagna Lupia, dopo aver frequentato la Scuola di Animazione Missionaria e partecipato ad altre proposte diocesane, ha deciso di partire per le Isole Salomone e mettersi a servizio, per qualche mese, della Chiesa di Gizo, alle periferie del mondo. Ci racconta la sua esperienza.


“Avanti con l’immersione nella vita di chi lotta per sopravvivere, ed è felice senza stress”

Al mio arrivo qui a Tetere, le suore mi avevano preparato la stanza presso la casa del Volontario, ma ho voluto dormire nella loro casa, senza particolari confort …ho preferito così, non sono qui per fare la privilegiata, ho scelto questa esperienza e vorrei cercarla di viverla a tutto tondo…

La mattina in ospedale sto un po’ in ufficio e un po’ nel ballatoio dell’attesa. Conosco gente, parlo con loro. Ogni giorno ci sono donne che vengono a partorire e la cosa che mi ha stupita è che il bimbo o la bimba non hanno subito un nome, a volte glielo danno anche dopo due settimane. Perché non sono i genitori ma la famiglia che spesso decide. Il cognome non si usa.

È strano come qui sia tutto molto ridimensionato. Tutto più semplice per alcuni versi, mentre per altri le cose semplici sembrano molto difficili da capire e da attuare. Le ragazze diventano mamme molto giovani, quasi tutte a 21 anni hanno almeno un figlio se non di più. Tanti bambini piccoli arrivano in ospedale con la febbre molto alta, e la cosa mi ha fatto davvero molta pena, forse perché ho una nipote di 6 mesi, e quando hai tra le mani una piccola creatura, l’unico desiderio che c’è è che stia bene. Ho incontrato nonne che si trovano a fare da mamme per i motivi più disparati.

Mi sembra di capire che il senso della famiglia qui è ancora ben radicato; spesso in ospedale vedo mamma, papà e bimbo/a, ed è bello; in Italia queste cose non si vedono più.

In ospedale ho incontrato una signora che avevo conosciuto i giorni precedenti. Sua figlia durante la notte ha partorito una bimba bellissima.  È venuta a prendermi per portarmi in stanza a vedere sua nipote.

Lo staff dell’ospedale oramai mi conosce e c’è una bella sintonia… mi fa piacere essere di aiuto nei momenti in cui serve.

Le suore della casa hanno ognuna le sue particolarità. La più gioiosa è senza dubbio Sister Giovanna, mentre Sister Daly è un po’ la Marta del Vangelo… Sister Marlyn è la suora della dolcezza.

È mancata da poco Sister Irene … qui ovviamente erano tutti tristi. È stata celebrata una messa, presieduta dal Vescovo Luciano, venuto qui per l’occasione. Attraverso la sua predica, mi sono fatta un’idea di come fosse questa suora: sicuramente un grande segno qui essendo la fondatrice dell’ospedale, la pioniera della casa di Tetere.

Con il Vescovo abbiamo condiviso la cena, devo dire che è una persona davvero molto semplice, alla mano. Con lui abbiamo parlato del mio arrivo in Gizo e visto che ci sarà un seminario potrei essere di aiuto lì, quindi probabilmente cercherò di essere a Gizo per l’ordinazione sacerdotale del 1 luglio. Ho deciso che andrò in nave, l’aereo costa duecento euro e, tra andata e ritorno, sarebbero troppi soldi. E poi  voglio provare le cose che fa la gente di qui: per la maggior parte di loro l’aereo è off limits mentre le navi sono sempre sovraccariche… se si risparmia qualche soldino può essere d’aiuto per il Vescovo e per i tanti bisogni che ci sono qui.

Scene di vita quotidiana, qui sono in compagnia di alcune signore conosciute nel corridoio ospedaliero e poi, non potevo non immortalare la manutenzione all’antenna della tv che non funziona.

Ieri siamo state in riva all’oceano. In un posto di cui non ricordo il nome ma bello, bellissimo. Il viaggio: in 6 nel cassone del pick-up dell’ospedale.

Qui la vita è totalmente diversa, più libera, più serena, anche se con difficoltà enormi.

Dopo un po’ di strada, mi è volato via il berretto che avevo in testa; l’avevo preso qualche anno fa per i viaggi… mi sono detta, che probabilmente devo imparare a lasciar andare le cose passate e fare spazio ad un nuovo stile di vita.

Nulla sarà come prima dopo questa esperienza… e come mi ha scritto il Vescovo nell’ultimo whatsApp: “Avanti con l’immersione nella vita di chi lotta per sopravvivere, ed è felice senza stress…”

Vi saluto, una preghiera speciale.

A presto

Chiara