“ACCOGLIENZA, paradigma della missione”

Accogliere presbiteri studenti da vari paesi non è solo un modo per condividere con le loro Chiese un po’ della nostra storia e della ricchezza culturale ed economica di cui godiamo. È anche opportunità per le nostre comunità di incontrare altre culture, di confrontarsi sul modo di fare pastorale e di lasciarsi provocare sul modo di vivere la propria fede e sullo stile di comunità che vogliamo costruire.

Ce lo racconta il gruppo missionario di Villafranca Padovana.


Missione, dal latino “Mittere” che significa mandare, inviare, è un termine che non riguarda solo i tanti preti, religiosi e laici inviati dalle nostre Diocesi  verso luoghi lontani per annunciare il Vangelo ma, specie in questi ultimi tempi, è una parola che riguarda anche il nostro territorio, anche noi.

Eppure, parlare di migrazione e di accoglienza anche nelle nostre Parrocchie, non è  facile.  Dove si pensa ci possa essere terreno fertile, Comunità aperte, preparate, pronte per affrontare  queste nuove sfide, per dare risposte concrete alle necessità anche del nostro territorio, spesso, ci troviamo  davanti a  tanta intolleranza, diffidenza, paure ingiustificate.

Ma nelle nostre Chiese ci sono anche esempi di grande coraggio e spirito di accoglienza. Parroci che sanno essere veri testimoni di speranza e di amore; di quell’amore di un Dio che può dare un senso alla nostra vita.

Un Dio che dice “ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20)..un Dio che ci indica la strada per diventare missionari.

E’ da questa consapevolezza, da questa grande fede, da chi ha compreso per primo il significato della missione, che è iniziata nella nostra Parrocchia di Villafranca, l’accoglienza di giovani preti africani.

Da quando don Fernando accolse il giovane don Barani Eduardo Hiiboro Kussala (ora Vescovo di Tombura-Yambio in Sud Sudan e Presidente della Conferenza Episcopale che riunisce i Vescovi di Sudan e Sud Sudan – vedi articolo dello scorso aprile su Fides) altri giovani sacerdoti hanno trovato accoglienza e ospitalità nella nostra Parrocchia.

Giovani sacerdoti venuti per studiare a Padova e … per essere missionari nella nostra terra, collaborando in vari modi nella pastorale, attraverso incontri, esperienze, donando la cosa più preziosa che hanno: il proprio tempo, il loro essere sacerdoti e testimoni del Vangelo.

Si tratta di un continuo e reciproco scambio interculturale che matura e fa crescere nell’uomo uno spirito di rispetto e accoglienza del fratello nelle sue diversità, con la consapevolezza che tutti abbiamo qualcosa da donare ma anche molto da ricevere.

È così che abbiamo avuto per tre anni la fortuna e la gioia di conoscere  nelle nostre comunità dell’Unità Pastorale Don Yao Narcisse Mangoua (della Costa d’Avorio),  ospitato a Villafranca  ma presente nelle varie comunità dell’UP, con il suo servizio umile e sorridente…l’abbiamo incontrato nel celebrare l’Eucaristia,  nel portare la comunione e far visita ai malati, nel sacramento della confessione, nel partecipare a diverse occasioni di incontro con i fratelli…e con il Signore.

Da qualche mese un nuovo sacerdote, Don Jean Luc Semdi, originario del Camerun, è giunto qui per studio; sta imparando la nostra lingua rapidamente, consapevole che solo frequentando le persone e dialogando con loro si impara a conoscerle e ad amarle.

Al termine del suo percorso di studi a Padova con la licenza in teologia pastorale,  don Narcisse ci ha salutati nel  giugno dell’anno scorso per tornare nel suo Paese, la Costa d’Avorio, lasciando qui il ricordo di una persona che ha saputo, se pur con le sue fatiche,  integrarsi e farsi stimare e apprezzare da chiunque lo abbia conosciuto.

Ad un incontro missionario è stato chiesto a don Narcisse quale fosse la differenza maggiore che notava nel nostro “essere chiesa” rispetto all’Africa. La risposta ci ha stupito: nei Paesi africani, ci ha detto, c’è molta più considerazione per gli anziani.

Abbiamo molto da imparare dai nostri fratelli africani, un popolo in cui si fondano saggezza, rispetto  e grandi valori umani. Quale grande esperienza di crescita  “potrebbe” essere questa,  per le nostre famiglie, per i nostri giovani e la Comunità tutta!

Don Narcisse ha paragonato  più volte la Chiesa africana al paralitico del Vangelo: gli Africani, diceva, sono a terra, non riescono ad alzarsi. Quello che serve loro però non è l’elemosina, un aiuto che li lasci passivi, ma un aiuto per alzarsi e correre con le proprie gambe.

E la nostra comunità? Non è che a volte anche noi siamo come il paralitico del Vangelo (Gv 5,1-16) che aspetta che gli altri diano, facciano?

Preghiamo il Signore perché ci faccia capire come possiamo fare anche noi “la nostra parte”  e imparare anche da questi fratelli missionari nella nostra terra il valore dell’ascolto, dell’impegno, del superare le difficoltà, dell’incontro e del dialogo.

Missionario diventa chiunque ha nell’animo uno spirito aperto ad accettare ed accogliere il fratello, portatore di valori ed esperienze di vita diverse, con la disponibilità ad imparare e a cambiare le proprie abitudini per saper vivere quella fraternità e quell’amore che Dio ci ha insegnato (Gv 15,12-14).