30 marzo 1999 – Anniversario dalla tragica morte di d. Evaristo Mercurio

Con questo stralcio di lettera in cui sono riportati pensieri profetici e attuali di don Evaristo, vogliamo fare memoria di questo missionario che ha condiviso fino in fondo la condizione dei più piccoli e poveri. 

“Arrivare alla saggezza è un dono del Signore che si ottiene con la preghiera ma anche con la capacità di ascoltare e comprendere. Anche qui molte volte mi viene la tentazione di buttare per aria tante cose, ma credo che la strada più corta a volte sia quella con le curve più lunghe perché per far cambiare mentalità ci vuole tempo, pazienza e coinvolgimento della propria persona.

Penso che il mondo vada sempre più facendosi difficile per i particolarismi nazionali, per lo spirito di contraddizione.

La nostra missione è quella di SAPER ASCOLTARE, COMPRENDERE, ENTRARE IN SINTONIA con le persone superando i limiti personali e far sì che il mondo vicino o lontano sia un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”.

(Tulcan, 6 settembre 1995) 

 

Breve profilo di don Evaristo Mercurio

Nato a Valnogaredo nell’ottobre del 1943 don Evaristo viene ordinato prete  a 24 anni e lavora come cappellano in alcune parrocchie della diocesi (Legnaro, Albignasego, Chiesanuova) distinguendosi  – come si legge nel necrologio del bollettino diocesano – come “prete attento alla formazione dei giovani (alcuni si sono avvicinati al presbiterato), buono e semplice nel tratto; un prete che incideva con delicatezza ma efficacia nelle famiglie, facendosi benvolere da tutti”.

Parroco a San Luca di Tribano per alcuni anni e per alcuni mesi anche a Olmo di Bagnoli, don Evaristo nel 1990 riesce a realizzare un desiderio coltivato negli anni e parte come missionario fidei donum in Ecuador. Lavora prima a Tulcan, sia nella Parrocchia di Cristo Rey che nel seminario diocesano, e poi in due comunità ad Esmeraldas, sulla costa del Pacifico. È proprio da lì che è partito il 30 marzo 1999 per raggiungere alcune comunità lontane e celebrare con loro i giorni della Pasqua ed è morto mentre attraversava un torrente, il  rio Tabiazo diventato – come ha detto l’allora vescovo di Esmeraldas Mons. Arellano – “la patena nella quale padre Evaristo ha offerto la sua vita di sacerdote missionario”.